L'ICDH era coerente con una prospettiva organicistica, ed il punto di partenza è sempre lo stato morboso (malattia congenita o sopravvenuta, incidente) in seguito al quale si origina una menomazione, intesa come perdita (o anomalia) funzionale, fisica o psichica, a carico dell'organismo. Tale menomazione può sfociare in disabilità, intesa come limitazione della persona nello svolgimento delle "normali" attività, mentre questa può portare all’handicap, ovvero allo svantaggio sociale che si manifesta nell’interazione con l’ambiente.Quella dell'ICF è una prospettiva multidimensionale, che non si limita solo ai fattori organici, definiti come "funzioni" e "strutture corporee". In effetti l'intero schema dell'ICF è fondamentalmente una ripartizione in due macrocategorie, a loro volte ulteriormente suddivise:
Parte 1: Funzionamento e disabilità, comprendente i fattori organici;
Strutture corporee (organi e strutture anatomiche in genere)
Funzioni corporee (le funzioni fisiologiche espletate da tali strutture)
Parte 2: Fattori contestuali;
Fattori ambientali (ovvero dell'ambiente fisico - sociale)
Fattori personali, consistenti nella capacità d'interazione con l'ambiente fisico - sociale.
Ogni fattore interagisce con gli altri, ed i fattori ambientali e personali non sono meno importanti dei fattori organici. Lo schema generale è: funzioni e strutture corporee <--> Attività <--> Partecipazione.In sostanza l'ICDH valutava i fattori di disabilità iniziando dalla menomazione, mentre l'ICF valuta le abilità residue dell'individuo (tale ottica è evidente sin dal nome dello standard, ovvero "classificazione internazionale delle funzionalità").
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